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Museo Diocesano
Scuderie Parco Archeologico Anfiteatro Romano – Villa Zappone
Archivio Diocesano
Museo Civico
Biblioteca Comunale
Ara Frentana
Oasi Francescana
Palazzo Ducale
Anfiteatro Romano
Basilica Cattedrale di San Pardo
Parco Archeologico di Villa Zappone
Pavimentazioni Musive
Terme Romane
Monumento ai Caduti di Guerra
Il Seminario Diocesano
Area Archeologica Torre Sant’Anna
Chiesa di Santo Stefano
Chiesa di San Francesco
Chiesa Santa Maria della Pietà
Chiesa Beata Vergine Maria delle Grazie
Chiesa Santi Martiri Larinesi
Museo Diocesano
Il Museo Diocesano, allestito nel Palazzo Vescovile ed intitolato a mons. Giovanni Andrea Tria vescovo di Larino del 18° secolo, è stato inaugurato il 29 ottobre 2011 per volere del vescovo Gianfranco De Luca, con lo scopo di conservare, valorizzare e promuovere la conoscenza del patrimonio storico-artistico, proveniente dalla Cattedrale di Larino e dal territorio diocesano.
Il Museo, disposto su due piani, custodisce opere pregevoli, dipinti e sculture.
Il piano inferiore ospita numerose statue tra le quali un antica statua lignea di san Pardo e una Statua di San Michele Arcangelo, in gesso, risalente al XIV secolo. Al piano superiore si possono ammirare diverse opere del noto pittore Paolo Gamba.
Di rilievo, inoltre, figurano:
Due pannelli lignei (XV secolo).
Il reliquiario a braccio di san Primiano (fine XV secolo).
Velo omerale del vescovo Belisario Baldevino (1555 – 1591), fondatore nel 1564 del Seminario diocesano di Larino.
Serie di calici e pissidi (inizio XVIII secolo).
Scuderie Parco Archeologico Anfiteatro Romano – Villa Zappone
Pertinenti alla Villa Zappone è un edificio adibito a scuderia per i cavalli.
Alle spalle della villa stessa, sono presenti le scuderie.
Tra il 2006/2007, al di sotto del piano di calpestio dell’edificio, sono stati rinvenuti la canaletta di scolo del sistema fognario romano e la continuazione della pavimentazione musiva a soggetto marino che si estende anche al di fuori dello stesso edificio.
All’interno delle scuderie, era ed è tutt’oggi presente un bellissimo armadio in castagno, in cui venivano sistemate le selle. Sull’armadio sono state invece le iniziali del proprietario della villa “FZ”, ed alcune scenette di vita quotidiana molto interessanti.
Inoltre, vi è la stanza che accoglie l’abbeveratoio per gli animali.
Oggi, tale ambiente viene utilizzato come luogo per l’inaugurazione di mostre di pittura, di fotografia e presentazione libri.
Archivio Diocesano
L’Archivio Diocesano, sito in P.za Duomo, è stato dichiarato, dalla Soprintendenza Archivistica, di notevole interesse storico in quanto costituito da materiale documentario utilissimo per la ricostruzione della storia religiosa e politica dell’ampia zona compresa tra il Basso Molise e la Capitanata, e per la ricostruzione dello sviluppo civile, sociale e culturale delle stesse popolazioni.
Nell’Archivio è notevole il fondo pergamenaceo, costituito da bolle e lettere del secondo millennio. Il documento più antico è del 1181 e riguarda i confini della Diocesi stabiliti da Papa Lucio III.
Tra la documentazione cartacea, spiccano gli atti dei ventuno Sinodi celebrati nella diocesi larinese dalla metà del Cinquecento ai primi anni Quaranta del Novecento.
All’Archivio è annessa una Biblioteca di testi antichi che comprende diversi volumi del ‘500 e del ‘600. Non mancano, inoltre, opere che interessano, in particolare, il territorio della ex diocesi di Larino, datati tra il XVIII ed il XIX secolo.
Museo Civico
Il Museo Civico, è ubicato al II piano del Palazzo Ducale, adiacente alla Biblioteca Comunale “B. Preziosi”. Il Museo, oggi, è in fase di ristrutturazione.
Il Museo Civico, ospita tre splendide pavimentazioni musive romane: il Mosaico degli Uccelli, il Mosaico del Leone ed infine, il Mosaico della Lupa.
Nella prima sala, sono state affisse alle pareti una serie di epigrafi, iscrizioni romane provenienti dall’antica città di Larinum. Le epigrafi, sono delle interessanti testimonianze riguardanti dediche o commemorazioni scolpite su pietra.
Subito dopo l’ingresso, a sinistra, è conservato un bellissimo pianoforte a coda, donato alla Città di Larino dal prof. Bartolomeo Preziosi.
Nella seconda sala, sono presenti dei reperti archeologici d’età romana sistemati in vetrine espositive. Nelle altre tre sale, sono invece, pavimentati i tre mosaici su citati.
La sala ‘Freda’ inoltre, ospita la sezione Numismatica dove è possibile ammirare una riproduzione ingrandita di monete coniate nell’antica Larinum.
Biblioteca Comunale
La Biblioteca Civica di Larino viene ufficialmente istituita con Delibera n. 166 del 20 Maggio 1974. Inizialmente fu intitolata ad Alessandro Novelli e fu il sindaco Alberto Magliano a favorirne la nascita, mettendo a disposizione circa 50 copie del suo libro “Larino – Considerazioni storiche sulla Città di Larino”.
Con il passar degli anni, l’esiguo patrimonio della Biblioteca Novelli venne disperso a causa della inadeguata politica di gestione. In seguito con la donazione del prof. Preziosi si è giunti alla realizzazione della biblioteca odierna. La Biblioteca Comunale Bartolomeo Preziosi fu inaugurata il 2 Giugno 1976.
Il fondo Preziosi consta di circa 8.000 volumi classificati per materia e sottosezioni divise in diversi reparti. Il prof. Preziosi, essendo docente di scuole medie superiori, strutturò la sua biblioteca in base agli interessi culturali ed umanistici legati alla sua professione.
Nel 1980 ci fu un primo consuntivo delle attività bibliotecaria svolte. (Foto Elvira Notarangelo)
Di particolare interesse è la Sezione Musicale, la Sezione Molisana e la Sezione dell’Arte.
All’interno della sala lettura delle Biblioteca, dall’ottobre del 2009 ,si tengono degli inconti/dibattio nel “Venerdì in Biblioteca” su diverse tematiche che spaziano dalla letteratura, alla musica, all’arte.
Ara Frentana
Negli anni ’40 lungo la Statale Sannitica n. 87, all’altezza di via Gramsci e via Novelli, fu istituita un area adibita a giardino pubblico e all’esposizione di materiale archeologico dell’antica Larinum, riportato alla luce dal larinese Ernesto De Rosa. Fino ad alcuni anni fa, qui era presente un bellissimo altare rotondo, dal quale deriva il nome Ara Frentana, termine che sta ad indicare tutta la raccolta archeologica presente in loco. L’altere, proviene della zona di Torre Sant’Anna, oggi è conservato presso il Museo Civico.
Oggi, nell’area sono ancora presenti dei reperti quali, monumenti funerari, parti di alcuni edifici pubblici. Molti, invece, sono stati trafugati, altri invece sono localizzati all’interno del Palazzo Ducale.
Oasi Francescana
Il convento di Larino fu fondato nel 1535 da p. Paolo da Sestino per desiderio di mons. Morsellino, vescovo di Guardalfiera ed a spese di Adriano Morsellino, fratello dello stesso vescovo. Il fabbricato dello stabile del convento fu affiancato ad una vecchia chiesina preesistente intitolata alla Croce. In detto convento si tenne un capitolo provinciale, il primo di cui è pervenuta notizia. Fu fabbricato con appena 9 cellette. In seguito furono ingranditi il convento e la chiesa (1630). Vi ha dimorato per vari anni il Servo di Dio p. Raffaele da S. Elia a Pianisi. In vista di una probabile soppressione, furono inventariati tutti i beni del convento il 10 agosto 1808; il relativo verbale fu consegnato al superiore del convento p. Bonifacio da Castelvetere. La paventata soppressione non venne subito, ma solo nel 1811 preceduta da altri inventari consegnati allo stesso p. B Bonifacio da Castelvetere. La soppressione avvenne perché la famiglia religiosa non arrivava al previsto numero di frati. Il numero richiesto era di dodici elementi. Fu riaperto nel 1816 e chiuso definitivamente con la soppressione del 1866. Fu adibito dal comune in un primo tempo a scuola rurale e poi sino al 1939 ad ospizio degli anziani.to il 10 agosto 1808.
Solo nel 1948 i Frati Cappuccini tornarono ad abitare il complesso monastico, in seguito alla decisa volontà dell’allora Sinaco , Ugo Pietrantonio.
Nella chiesa troviamo la Madonna della Pietà, quadro attribuito ad Antonio Solario, detto lo Zingaro, che operò nella prima metà del XV secolo. L’Altare maggiore si adorna di una Natività, che potrebbe essere del pennello di Francesco Tolentino (XVI sec.). Nella Cappella interna del convento si trova una tela ad olio firmata da un tale Crescentius o Conscius del 1743, raffigurante la Madonna tra Santi Francescani: S. Antonio di Padova, S. Felice da Cantalice, S. Fedele da Sigmaringa.
Accanto alla chiesa, si possono ammirare altre costruzioni realizzate nel corso del Novecento, dedicate una a Padre Raffaele da S. Elia a Pianisi, l’altra più recente realizzata in onore di San Pio.
Palazzo Ducale
Il Palazzo Ducale di Larino è l’antico castello edificato intorno al 1100-1200 dai conti Normanni, durante la conquista longobarda della penisola.
Secondo alcuni studiosi in questo luogo sorgeva una fortificazione esterna che fungeva da prigione.
Era situato vicino la Porta di Piano (via Cluenzio), ovvero presso l’asse viario principale del borgo.
Nel tempo ha subito molte modifiche: da una struttura semplice passò ad essere un enorme complesso.
E’ appartenuto a diverse importanti famiglie larinesi tra le quali Francia, Orsini, Carafa e De Sangro.
Nel 1580 la famiglia Francia acquista il Castello, resta nelle loro mani fino al 1663 quando viene ceduto ai Carafa. Nel 1683 i De Sangro, ultimi feudatari di Larino, entrano in possesso del Castello trasformandolo in palazzo residenziale. Nel 800 viene definitivamente acquistato dal Comune della città.
La facciata principale è del 1818. Nel 1871 vennero abolite la seicentesca rampa e la facciata turrita. Nel 1888 viene costruita la facciata su p.za V. Emanuele.
All’interno, nella stanza del Sindaco, è conservata una volta affrescata nel 1907 da Luigi Benevento, raffigurante al centro l’ala in campo azzurro, ovvero lo stemma della città, ed ai suoi lati presenta i volti di importanti personaggi del periodo risorgimentale.
L’atrio oggi ospita il Museo Civico, la Biblioteca Comunale “Bartolomeo Preziosi” e gli uffici comunali.
Anfiteatro Romano
A testimonianza del dominio Romano, è possibile visitare l’Anfiteatro Romano. La struttura era di medie dimensioni e poteva contenere circa 18.000 spettatori. Di forma ellittica presenta quattro Porte: Porta Nord, la porta dei gladiatori o delle bestie vincenti, Porta Sud, la porta dei vinti, e Porta Ovest ed Est, entrate laterali che consentivano l’accesso agli spettatori. L’Anfiteatro Romano è caratterizzato da una struttura mista di cui una parte scavata nel tufo e l’altra parte in elevato. L’Arena, scavata nel tufo, è leggermente bombata al centro, per rendere più facile il fluire dell’acqua verso la canaletta di scolo (euripo) che copre l’intera circonferenza della struttura. Al centro è visibile ancora una fossa quadrangolare che permetteva alle bestie l’acceso nell’arena, attraverso una piattaforma mobile. Gli spettatori potevano raggiungere facilmente il proprio posto a sedere percorrendo l’ambulacrum e dirigendosi verso i dodici vomitoria distribuiti equamente su tutta la cavea. A ciascun spettatore spettava un posto a sedere in base al proprio rango sociale. Ai cavalieri era permesso assistere ai diversi spettacoli dal podio, le famiglie patrizie erano ospitate nell’ima cavea, alle famiglie più ricche era riservata la media cavea, infine i cittadini più poveri trovavano posto nella summa cavea, di cui oggi non abbiamo più traccia perché costruita in legno. In epoca medievale dopo l’abbandono della Larinum Romana, alcuni settori furono adibiti ad abitazioni e ad attività artigianali. In epoca alto-medievale altri settori furono utilizzati per accogliere diverse sepolture. Il 16 Giugno 2010, è stato siglato l’accordo di gestione tra la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Molise, il Comune di Larino e l’Università degli Studi del Molise, finalizzato alla valorizzazione e fruizione del complesso monumentale ed Archeologico del Parco Archeologico Anfiteatro Romano – Villa Zappone.
Basilica Cattedrale di San Pardo
La cattedrale di Larino è una delle più importanti opere d’arte dello stile romanico dell’Italia meridionale. L’edificio risale al XII secolo e la data di consacrazione ossia 1319 è riportata nell’architrave del portale centrale in caratteri gotici. La chiesa è dedicata all’ Assunta ed al patrono S. Pardo, vescovo di Larino. La facciata è divisa in due piani da una cornice: la parte superiore presenta le caratteristiche delle chiese romaniche abruzzesi (terminazione orizzontale) ed è caratterizzata dalla presenza di un particolare rosone a tredici raggi (12 apostoli +Cristo). Il rosone è sormontato da una cornice all’interno della quale sono rappresentati i 4 simboli degli evangelisti e l’agnello mistico in posizione centrale. Al vertice della cornice è raffigurato il vescovo S. Pardo in abiti episcopali. La facciata superiore è arricchita da due bifore, anche esse incorniciate e riccamente scolpite. Nella parte inferiore si apre il portale strombato con timpano, decorato con colonnine tortili e con ricchi capitelli, a guardia dell’ingresso ci sono sui lati grifi e leoni simboli della vigilanza. La lunetta rappresenta la scena della crocifissione in cui Cristo crocifisso è incoronato re da un angelo e circondato dalla Madonna e da S. Giovanni apostolo, in cui sono visibili ancora rare tracce di colore sui protagonisti della scena. La posizione di Cristo ricorda una Y, tipico esempio di iconografia religiosa del XI. Il campanile si erge sul lato destro della cattedrale su un imponente arco a sesto acuto risalente al 1451; il campanile è stato edificato su uno più antico, di cui non restano tracce. Affianco all’arco di volta, c’è l’iscrizione con il nome dell’architetto Giovanni da Casalbore. Al primo piano c’è una seconda iscrizione che riporta la data della conclusione dei lavori ossia il 1523. Il campanile si caratterizza per la presenza di bassorilievo di età romana, facenti parte dell’antica città romana di Larino, stemma della città e dei committenti ossia il vescovo Jacopo de Petrucci e il feudatario Pappacoda. Al piano superiore vi è un particolare orologio realizzato nel 1785 ad opera del maestro Paolo Grassi di Casacalenda infine nel terzo piano si trovano le 5 campane di cui 4 inserite nell’ottagono e la più grande sopra l’orologio.
L’interno della cattedrale ha tre navate di larghezza e lunghezza disuguale: tale caratteristica è determinata dalla presenza di un edificio preesistente, dalla pianta generale si nota che le prime tre coppie di pilastri sono perfettamente simmetriche a differenza dei rimanenti (vicino al portale) indicando due differenti fasi costruttive: infatti il portale e le scale adiacenti sono disposte obliquamente rispetto all’altare. L’interno oggi è un tipico esempio di romanico meridionale, con archi a sesto acuto caratterizzati da semplici decorazioni, in passato la chiesa ha subito modifiche stilistiche diventando nei secoli successivi una chiesa barocca, attraverso dei restauri effettuati negli anni 20-30 l’edificio sacro è stato riportato all’aspetto originario. Si conservano tracce di affreschi sulle pareti databili al XIV secolo: l’affresco più importante è costituito da S. Orsola e il rapimento delle Vergini, mentre, quasi completamente illeggibile, è quello dell’annunciazione del 1532. inoltre si possono ammirare alcuni bassorilievi sia in pietra di incerta datazione che in legno: tra quelli in pietra si notano un tabernacolo eucaristico e uno che rappresenta Cristo benedicente tra due angeli; tra quelli in legno di fine 1300 (sacrestia grande) abbiamo la raffigurazione dell’ultima cena, la traslazione del corpo di san Pardo, patrono della città, avvenuta il 26 maggio 842.
La cripta di San Pardo è stata recuperata con i restauri del 1998 ( navata sinistra), con tracce di affreschi estremamente alterate. Sulla navata destra si trova la tela raffigurante san Pardo attribuita a Luca Giordano. Per quanto riguarda la parte presbiteriale si può notare che l’abside è quadrata con volta a crociera, l’altare maggiore di stile barocco oggi non più visibile, attualmente le reliquie di S. Pardo sono conservate all’interno del nuovo altare.
Parco Archeologico di Villa Zappone
La Villa Zappone, di proprietà dell’Avv. Filomeno Zappone, è una costruzione risalente ai primi del Novecento.
Nel 1994 lo Stato ha esercitato diritto di prelazione nei confronti della Villa e del Parco adiacente. I lavori di scavo di quest’ultimo hanno riportato alla luce un bellissimo mosaico ed i resti di un imponente complesso termale di età romana.
Oggi insieme ai resti romani sono visibili le scuderie e la lavanderia. Nelle scuderie è possibile ammirare un condotto fognario perfettamente conservato che, probabilmente alimentava le acque delle terme.
Il materiale emerso durante le compagnie di scavo servì a comporre il pavimento dell’atrio d’ingresso, un caminetto e l’elegante pavimento della Biblioteca.
Il portone principale, così come l’armadio situato nelle scuderie ed il soffitto della sala da pranzo, presenta le iniziali “FZ” del fondatore.
Pavimentazioni Musive
Mosaico della Lupa.
Mosaico policromo risalente alla seconda metà del III secolo d.C., rinvenuto nel 1941 nella Villa Pettoruti, presso la stazione ferroviaria. Apparteneva ad un edificio privato, probabilmente di carattere funerario. Conservato oggi nel Museo Civico della città di Larino, presso il Palazzo Ducale. Nel 1949 fu eseguito il distacco dal situ originario e fu posizionato nella suddetta villa; in seguito, nel 1953 venne collocato nei locali della Soprintendenza di Chieti e nel 1956 venne definitivamente cementato nel Museo Civico di Larino. Lo stato attuale di conservazione è buono, con qualche lacuna nella parte relativa alla soglia. Il mosaico è composto da una banda di colore bianco, nella parte inferiore è rappresentata una soglia, di forma rettangolare. Il tappeto è delimitato da due cornici concentriche nere, alternate a due bordi di tessere bianche; la terza cornice è formata da tessere nere mentre la quarta è composta da una sola fila di tessere di colore scuro che racchiudono una fascia raffigurante un motivo floreale. Intrecciati alle volute dell’elemento floreale sono disposti sei eroti cacciatori nell’atto di affrontare sei relativi animali (cervi, stambecchi, asino..). Procedendo verso è possibile ammirare la scena dei Gemelli, l’uno di fronte all’altro con le mani protese alle mammelle della Lupa dal manto striato, che sembra guardare l’osservatore. Alle loro spalle ci sono due pastori rappresentati con un bastone ed un cappello, l’adulto indica la più giovane la scena che si svolge sotto i loro occhi.
Mosaico del Leone.
Mosaico policromo risalente alla fine del II secolo d.C. e primi inizi del III secolo d.C., rinvenuto una prima volta nel 1937 ed una seconda volta nel 1949 nei pressi dell’Anfiteatro Romano in via Giulio Cesare, apparteneva ad un edificio privato, probabilmente una domus. Conservato oggi nel Museo Civico della città di Larino, presso il Palazzo Ducale. Nel 1949 fu eseguito il distacco dal situ originario e fu posizionato nelle stanze del Museo Civico di Larino. Su tutti e quattro i lati è presente una decorazione vegetale con volute d’edera terminanti con foglie cuoriformi. Internamente vi è una treccia policroma a quattro capi, formata da una fila di tessere nere seguita da tre file di tessere bianche. Nel tappeto musivo è raffigurato un motivo di reticolato formato da fasce che incrociandosi formano dei quadrati di diversi colori. Le fasce sono riempite da pelte. Di notevole interesse è la gamma dei colori in questo mosaico: nei quadrati ad una bordura nera fa seguito una fascia verde chiara che racchiude il quadrato interno di color beige scuro o verde oliva, oppure ad una medesima bordura nera è accostata una fascia di colore scuro mentre il quadrato interno è di color biscotto; invece nelle pelte ad una bordatura nera è accostata una fascia celeste o rossa scura ed il quadrato interno è di colore beige. Al centro è visibile il tema centrale del mosaico, l’emblema, probabilmente non previsto nel progetto iniziale. Il motivo raffigurato è un Leone ruggente che procede da sinistra verso destra con una zampa sollevata e la coda in alto e lo sguardo rivolto all’indietro. Dietro il Leone sono visibili tre palme, di cui una è ormai andata persa.
Mosaico degli Uccelli.
Mosaico policromo risalente a fine del II secolo d.C. e primi inizi del III secolo d.C., rinvenuto una prima volta nel 1937 ed una seconda volta nel 1949 nei pressi dell’Anfiteatro Romano in via Giulio Cesare, apparteneva ad un edificio privato, probabilmente una domus. Conservato oggi nel Museo Civico della città di Larino, presso il Palazzo Ducale. Nel 1949 fu eseguito il distacco dal situ originario e fu posizionato nelle stanze del Museo Civico di Larino. Lo stato di conservazione presenta delle lacune nella parte centrale. Il mosaico presenta una cornice formata da tre file di tessere nere. Al centro sono presenti delle decorazioni a semirosette o palmette da cui dipartono dei rami d’edera con foglie cuoriformi. Una cornice di due file di tessere nere delimitano la scena centrale che raffigura su un fondo bianco dei racemi di vite di color rosso scuro terminanti in foglie verde scuro. Da queste foglie partono dei sottili viticci su cui poggiamo cinque uccelli policromi, di cui uno solo rappresentato per intero. Sul lato superiore in alto è rappresentato una base di un kantharos o di un cesto da cui avevano origine i viticci. Ad un lato della cornice vi è disposto un unico racemo di foglie di acanto terminanti con un fiore a tre petali.
Mosaico del Polpo.
Mosaico policromo risalente a fine del II secolo d.C. e primi inizi del III secolo d.C., rinvenuto nel nell’atrio di una grande domus patrizia situata nella zona attuale Torre Sant’Anna. Solo nel 1973 fu portato alla luce, nel 1981 fu distaccato dal suo situ per poi esservi di nuovo ricollocato nel 1985. Posto in posizione centrale, doveva essere la base di una vasca che serviva alla raccolta delle acque piovane. Costruito in ciottoli policromi, presenta soggetti marini, al centro un polpo con otto tentacoli e nei quattro angoli presenta quattro pesci, cernie, con la bocca rivolta verso il centro. La cornice è decorata da tralci di vite con foglie e grappoli d’uva.
Mosaico Absidato.
Mosaico risalente a fine del II secolo d.C., rinvenuto nell’atrio di una grande domus patrizia situata nella zona attuale Torre Sant’Anna. Si presume che appartenesse ad una stanza dedicata al sacrificio in onore degli dei pagani. Scoperto nel 1973 solo nel 1981 fu portato alla luce. Presenta un campo centrale quadrato chiuso da una lunetta absidale. Le decorazioni sono racchiuse da tre fasce di cornici concentriche. I motivi geometrici raffigurati sono: croci d’ancora, fiori di loto, quadrifogli, croci greche e rosette. La lunetta absidale rappresenta un semplice motivo vegetale con racemi sinusoidali.
Mosaico del Kantharos.
Mosaico bicromo risalente a fine del II secolo d.C., rinvenuto nel 1984 in via Morrone, nei pressi dell’Asilo-nido Comunale. Apparteneva d un edificio privato. Lo stato di conservazione presenta della forti lacune su un lato. Nel 1987 fu eseguito il distacco dal situ originario per poi esservi ricollocato alcuni anni dopo. Il mosaico presenta una banda nera di raccordo affiancata da una fascia di 14 ottagoni di tessere nere. Sullo sfondo è raffigurato una nicchia contenente un kantharos: il vaso ha doppie anse ed un corpo nero su cui sono visibili due linee orizzontali bianche. Accanto al kantharos sono rappresentate delle pelte incrociate ed invertite contenenti una crocetta.
Mosaico dell’Emblema.
Mosaico bicromo risalente a fine del II secolo d.C., rinvenuto nel 1992 in via Morrone, nei pressi dell’Asilo-nido Comunale. Apparteneva d un edificio privato, una probabile domus. Il mosaico è costituito da un fondo bianco al cui interno è visibile un cerchio file di tessere nere inscritto a sua volta in un quadrato nero che presenta nei quattro angoli dei motivi floreali. Il cerchio è composto da uno schema geometrico costituito da una croce a quattro bracci al cui centro è visibile un quadrato decorato con un fiore nero. In posizione centrale il fiore presenta una tessera nera circondata da quattro petali cuoriformi d’edera. La croce ha, all’estremità di ogni braccio, quattro rettangoli che a loro volta presentano al loro interno una crocetta nera. Tangenti ai bracci della croce ci sono quattro quadrati delimitati da una cornice esterna composta da due file tessere scure e quella interna da una fila, al centro sono arricchiti da un quadrifoglio nero con una tessere centrale bianca.
Mosaico dei Delfini.
Mosaico rinvenuto nei pressi dell’attuale campo sportivo. Apparteneva ad un atrio colonnato di un edificio pubblico oppure ad una domus patrizia. In esso è visibile la base di una colonna, ai cui lati sono visibili due riquadri simmetrici: uno decorato da ottagoni neri formati da losanghe contenenti stelle bianche a quattro punte; l’altro da quadrifogli e croci d’ancora poste al centro. La cornice del campo centrale si compone di onde correnti verso sinistra e di una fascia di svastiche alternate a quadrati con soggetti decorativi, tra cui uno skiphos (tazza), un aryballos (boccetta per oli e profumi) e delfini guizzanti posti di profilo.
Mosaico di Villa Zappone (Terme).
Ultimo mosaico policromo rinvenuto. Il settore portato alla luce è composto da una grossa vasca di forma absidata. Il mosaico presenta in posizione centrale un riquadro con motivi geometrici. Agli angoli del pavimento musivo sono raffigurati quattro delfini, su un lato compare un drago di color verde, opposto al drago è presente un “mostro marino” avente testa di pecora e corpo di pesce, negli altri due lati sono raffigurati un toro ed un cavallo, entrambi neri. Il movimento delle onde è ottenuto da lineette curve distribuite intorno ad ogni animale. Il mosaico presenta un’interruzione dovuta alla linea delle condutture novecentesche della villa omonima. Addossato a questo ambiente ve ne è un altro, più piccolo che presenta gli stessi soggetti.
Terme Romane
Le Terme Romane erano degli edifici pubblici molto frequentati, perché svolgevano un ruolo fondamentale per le relazioni sociali. I requisiti fondamentali per un buon funzionamento delle terme erano un efficiente sistema di approvvigionamento idrico ed il loro relativo riscaldamento.
Nell’antico municipium di Larinum erano presenti diversi complessi termali, quello più monumentale si trovava nelle vicinanza dell’Anfiteatro Romano, attualmente all’interno del giardino di Villa Zappone. Elementi caratteristici delle Teme, sono i diversi vani destinati ai bagni d’acqua fredda, tiepida e calda ed ambienti muniti di suspensurae, ossia pavimenti sostenuti da colonnine fittili, che permettevano il passaggio dell’’acqua calda
Le Terme visibili oggi nel giardino della villa, sono solamente una piccola porzione di quello che potevano essere nell’antichità.
Monumento ai Caduti di Guerra
Al centro di piazza Vittorio Emanuele è situato il Monumento ai Caduti in guerra, monumento realizzato da uno sculture locale, Vincenzo Puchetti. Nel 1925. Lo scultore fece pervenire una bozza di contratto con la quale si impegnava a consegnare il monumento entro il 15 Settembre dello stesso anno. La cerimonia di inaugurazione avvenne il 15 Giugno 1927.
Il bozzetto originario in gesso prevedeva la figura di un fante nudo con daga nella mano destra, elmo, tricolore stretto al petto, inginocchiato, veniva sorretto dalla Vittoria alata.
Nella realizzazione pratica il gruppo bronzeo pure restando simile nell’impostazione generale, subì delle modifiche. Al posto del fante con elmo, oggi è possibile ammirare un antico milite romano, nudo, con espressione eroica e con una benda intorno al capo. La Vittoria alata potrebbe impersonificare la città di Larino.
Il Seminario Diocesano
Il Seminario, è una delle istituzioni più prestigiose, in quanto è stato il primo seminario della Cristianità.
Papa Giovanni XXIII lo annunciò ufficialmente:
“Ecco il Seminario di Larino. È aperto il 26 Gennaio dello stesso anno di quello di Rieti, 1564, dal Vescovo Belisario Balduino un reduce del Concilio di Trento. Vivrà come potrà in poche stanze tenuissime, ma intanto è arrivato buon primo… ”
Il Seminario ebbe come prima sede, una modesta casa denominata Torre di Balestriera, posta sul lato meridionale della Cattedrale di Larino. In questo edificio iniziò a funzionare con 12 seminaristi. Qui restò fino al 1642 anno in cui il Vescovo Persio Caracci inaugurò la nuova sede situata in P.za del Duomo. Nel 1939 il Vescovo Bernacchia fece costruire un nuovo grande edificio lungo la strada statale n. 87. Nel 1961 la sede venne ampliata dal Vescovo Costanzo Micci.
Negli anni, questo edificio divenne la sede dell’Istituto Tecnico per Geometri. Dal 2002 l’edificio è inagibile, ed oggi è oggetto di lavori di ristrutturazione.
Area Archeologica Torre Sant’Anna
Tale zona è oggi, oggetto di scavo archeologico da parte della Soprintendenza dei Beni Archeologici del Molise e l’Università La Sapienza di Roma.
Nell’area è rimasta parzialmente in vista una struttura in opera cementizia su podio, a pianta quadrata, identificabile con un probabile edificio di culto. Di questo edificio è stato evidenziato solamente un limitato settore. Tutta la struttura reca tracce di rifacimenti e diversi adattamenti.
Anteriore a tale struttura, è invece la domus, situata adiacente alla stessa struttura. Consiste in un grosso atrio pavimentato in ciottoli policromi, con impluvio in mosaico policromi con decorazione vegetale e marina (Mosaico del Polpo).
Attorno all’atrio, danneggiati, ci sono piccoli ambienti adibiti ad abitazioni, uno dei quali conserva ancora l’originario pavimentazione in cocciopisto decorato da un motivo punteggiato; sono presenti dei vani che consentono la comunicazione con l’atrio, uno di questi presenta ancora la soglia litica con cardine in bronzo.
Adiacente a questo ambiente, è presente un altro ambiente a probabile destinazione pubblica, a pianta rettangolare rettangolare, pavimentato in mosaico bicromo (Mosaico Absidato).
Negli ultimi anni sono stati rinvenuti anche la statua della testa dell’Imperatore Antonino Pio con il basamento della colonna su cui era posta l’intera statua, un’iscrizione riferita alla gens Vibia, illustre famiglia larinate che ha espresso tra l’altro il console Vibius Postumus (lo stesso dell’epigrafe rinvenuta, collega nel 5 d.C. di Ateio Capitone). Sono in corso studi sull’orientamento del Foro rispetto ad altri edifici pubblici, quali le Terme e l’Anfiteatro. Sono state riportare alla luce ulteriori strutture murarie in opus reticolatum. È stata messa in evidenza la stratigrafia relativa alle diverse epoche interessate dall’insediamento. In particolare il prof. Lippolis, ipotizza in corrispondenza del Campus Juventutis un successivo reimpiego dell’area per scopi amministrativi in seguito al terremoto del 346, epoca coincidente con la generale crisi dell’Impero e, dunque, anche delle diverse municipalità tra cui Larino. Sono state trovate evidenze di botteghe a testimonianza della vocazione commerciale del sito in epoche diverse.
Chiesa di Santo Stefano
Il Tria la definisce chiesa dedicata al Protomartire S. Stefano, antichissima. Parte occidentale Rosone del XIII. L’antica facciata era ricca di decorazioni mentre l’attuale non presenta nulla di particolare; nel 1884 si volle apporre una lapide di marmo con l’epigrafe “Congregazione del SS. Sacramento e dei Morti, fondata nel 1694”.
Sono presenti 3 altari in marmo: il Maggiore, di S. Vincenzo e di S. Stefano. Tutti furono consacrati da Mon. Lupoli Raffaele il 7 gennaio 1819. L’organo è opera di Rinaldo D’Onofrio di Caccavone, come risulta dalla scritta “Rinaldus De Onofrio Terrae Caccabonis fecit sumptibus Cappallae mortuorum Civ. Larinen A. D. 1754”
Il Coro in legno noce, è stato costruito il 3/7/1825 dal maestro Giovanni Vincenzo d’Amelio. Nel 1898 sopra gli stalli si appose la scritta Prefetto, 1° Ass., 2° Ass., Cassiere e Segretario per distinguere la carica disimpegnata da chi li occupava.
Vi sono inoltre 2 statue in legno, quella dell’Assunta (1810) realizzata da Giuseppe Michele Novelli e della Madonna della Libera, fatta l’8 agosto 1875 a devozione della sign. Maria Giuseppe Minni. Il 29/12/1912 fu eseguita dallo sculture Luigi Guacci da Lecce, in onore di Antonio Picone e M. Vincenza Piscolla una statua in cartapesta “Madonna delle Grazie”. Dipinti: S. Stefano e S. Vincenzo Ferreri autore.
Campanile: XVIII costruito dal maestro Donato Garofano di S. Martino, approvato l’11 giugno 1797. In esso ci sono 2 campane grandi (la prima rifatta da Alfonso Marinelli il 5/7/1884; l’altra rifatta da Pasquale Marinelli il 15/3/1894) ed una piccola.
Questa chiesa era una delle più antiche della città. L’Arciprete Pardo A. De Amicis dice: in Larino vi erano 3 parrocchie: S. Pardo, S. Maria della Pietà e S. Stefano.
Nel 1694 mons. Catalano Giuseppe fonda la Confraternita dei Morti nella chiesa di S. Tommaso Apostolo ma poi nel 1699 viene trasferito nella chiesa di S. Caterina e poi in quella di S. Stefano. Nel 1710 al titolo della confraternita si aggiunse del SS. Sacramento. Nel 1820 si stabilì in questa chiesa la pia Unione Sacro Cuore di Gesù, nel 1893 si stabilì anche la confraternita del S. Rosario.
Chiesa di San Francesco
La chiesa sorge nel centro storico del paese ai piedi del palazzo ducale e a poca distanza dalla cattedrale.
L’aspetto esteriore attuale potrebbe ingannare circa la datazione; in realtà ha origini remote risalendo al XIV, nel 1312 Papa Clemente V concesse ai frati Minori Conventuali di edificare in Larino e Limosano. Di quel edificio sopravvive ancora pochi elementi come monofore nel muro meridionale, le basi delle antiche colonne romaniche rinvenute nell’abside e la torre campanaria eretta su un arco a sesto acuto.
Sulla vita del convento non abbiamo notizie certe, solo dal 600 abbiamo qualche notizia. Visse a quel tempo Papa Giovanni da Larino. In suo ricordo è stata affissa un’epigrafe nella chiesa nel 1640. A lui si deve la costruzione del soffitto in legno intagliato e dorato.
Dalla relazione del 1684 di mons. Quaranta sappiamo che nel convento vivevano 4 frati, c’erano all’interno della chiesa 7 altari: l’altare maggiore, S.Antonio di Padova, S. Nicola, S. Maria della Pietà, il Crocifisso, l’Immacolata Concezione e S. Francesco d’Assisi.
L’altare maggiore: dotato di 6 candelabri dorati, sostenuti da un ciborio dorato, al cui interno c’è la pisside d’argento con il SS. Sacramento;
L’altare di S. Antonio: statua in legno del Santo, un tempo di proprietà di un’antica famiglia larinese;
L’altare di S. Nicola: ornato da un dipinto del Santo e di S. Lucia;
L’altare della Pietà: sormontato da una pala raffigurante la Madonna col Bambino tra S. Antonio e S. Francesco;
L’altare del Crocifisso: con crocifisso ligneo;
L’altare dell’Immacolata: dipinto della Madonna;
L’altare di S. Francesco: statua del Santo, coro, pulpito,2 confessionali, organo sopra l’ingresso della porta maggiore. In sagrestia vi era uno stipo per la custodia delle reliquie di mons. F. Apicella, vescovo della città dal 1656 al 1682.
Dalla stessa relazione del Quaranta apprendiamo che la torre aveva 2 campane.
Mezzo secolo dopo l’altare della pietà fu sostituito, furono eletti nuovi altari: S. Maria degli Angeli, S. Lucia.
Nel 1746 il soffitto fu sostituito con una volta in muratura, l’anno dopo fu affrescata da Paolo Gamba, artista molisano di Ripabottoni. L’affresco rappresenta l’Assunzione di Maria Vergine ed è sostenuto da 4 pennacchi con le raffigurazioni dei 4 evangelisti; la tradizione dice che l’evangelista Luca sia l’autoritratto del pittore. Il coro venne restaurato, furono affisse 6 tele centinate alle pareti, nella volta dell’abside venne dipinto un S. Francesco d’Assisi in estasi. L’altare maggiore fu sostituito da uno nuovo in marmo policromo, l’altare di S. Francesco venne posto di fronte a quello del Crocifisso. L’altare della Immacolata è dovuto alla devozione di un sacerdote di Larino, D. Giuseppe Caprice.
XIX secolo ulteriori restauri: la facciata con un portale nuovo in pietra con lo stemma francescano, decorazioni varie sugli altari di S. Antonio e dell’Immacolata.
Nel 1809, in seguito alla soppressione degli ordini religiosi, i PP. conventuali dopo 5 secoli lasciarono la città; il convento divenne prima quartiere di gendarmeria, pio sede di educandato ed infine caserma dei carabinieri.
Il campanile venne acquistato da Giuseppe Palma nel 1867 e venne adibito ad abitazione, nel 1799 una campana venne donata alla chiesa di S. Stefano, detta del “consiglio” perché al suo suono si radunavano le Autorità locali ed il Parlamento.
La chiesa passò al Comune, nella seconda metà dell’800 fu restituita al clero diocesano.
1886 gravi lesioni nella volta, fu chiusa e riaperta poco dopo, nel 1904 nuovi problemi sul muro meridionale ormai pericolante (pavimento sostituito). 1962 chiusura dovuta al terremoto.
ASSETTO ATTUALE
Copertura a capriate ripristinata; installato impianto elettrico di illuminazione e di amplificazione, risistemati gli arredi, restaurato il soffitto ligneo, aggiunte tele dell’ex convento.
Chiesa Santa Maria della Pietà
Localizzata al di fuori delle mura cittadine, nel corso dei secoli cambiò molto spesso denominazione: fonti autorevoli documentano che fino al 1564 in questo luogo sorgeva una chiesa dedicata a San Basilio Magno. Successivamente, nel secolo XVII, l’edificio venne consacrato alla Vergine e assunse il nome di Santa Maria del Piano, trovandosi nei pressi della Porta di Piano, una delle porte d’accesso al Borgo fortificato. Nel 1663 l’edificio cambiò ulteriormente denominazione, appellandosi Chiesa di Santa Maria della Pietà, titolo che le venne attribuito per la presenza di una statua in pietra raffigurante la Madonna della Pietà, presente nella facciata principale della chiesa.
Chiesa Beata Vergine Maria delle Grazie
Tipico esempio di architettura moderna. La chiesa ubicata in piazza dei Frentani fu edificata agli inizi degli anni trenta dell’Ottocento, sui resti di un’antica Basilica paleocristiana della fine del V secolo dedicata all’Arcangelo Michele. Sorge su un luogo occupato un tempo dal Palazzo del Pretorio. Venne inaugurata nel 1833 e dedicata alla Visitazione ed ai SS. Martiri Larinesi. Nel 1845 cadde in rovina il Seminario Estivo e la stessa sorte toccò alla chiesa che, solo dopo esser stata acquistata da privati, nel 1907 venne restaurata e riaperta al culto grazie all’acquisto fatto da un certo Raffaele Prisco, grazie ad un’iscrizione posta sull’ingresso.
L’aumento della popolazione comportò anche l’ampliamento della chiesa esistente, infatti nel 1933 venne costruita una nuova parrocchia. Nel 1937 tutta l’area e la chiesa vennero donate alla città di Larino dalla vedova Prisco. La nuova chiesa entrò in funzione nel 1939.
La costruzione dell’attuale chiesa risale al 1987. Nel 1993 la chiesa venne consacrata da Vescovo mons. D’Ambrosio.
La chiesa comprende la vecchia costruzione della chiesetta preesistente, la casa canonica ed un immobile usato prima come scuola elementare ed oggi sede del Centro Sociale “Il Melograno”.
Chiesa Santi Martiri Larinesi
Tipico esempio dell’architettura contemporanea è situata a pochi metri dall’Anfiteatro Romano, su un terreno donato dal dott. Mario Zappone ed è dedicata ai Santi Martiri Larinesi Primiano, Firmiano e Casto. I lavori iniziarono nel 1963 e fu consacrata nel 1982 da mons. Ruppi. I lavori subirono dei ritardi a causa della scarsità dei fondi, infatti fino al 1975 la chiesa si presentava priva di pavimentazione. Oggi, si presenta disposta su tre piani: in quello superiore si celebrano le messe, in quello centrale vi è la cripta e in quello inferiore si trova un piccolo teatro. Presenta un asola navata, la pianta è ottagonale, dai lati sono stati ricavati l’abside per il presbiterio e l’atrio. L’altare maggiore è in marmo giallo di Siena, i pavimenti sono di pietra di Trani. I frammenti ossei dei tre Santi sono conservati nell’altare in onice rosa di Portogallo.
(Fonte Proloco Larino http://www.culturalarino.it)